Sail Talk con Jana Germani
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Jana Germani, nata a Trieste nel 1999, ha rappresentato l’Italia alle Olimpiadi di Parigi 2024 assieme alla sua prodiera Giorgia Bertuzzi sullo skiff acrobatico 49erFX, concludendo al 5° posto. Sempre con Bertuzzi a prua aveva già vinto l'oro mondiale U23 nel 2021, il bronzo europeo nel 2022 e l’argento, sempre continentale nel novembre 2023, conquistando nell’occasione il pass olimpico. Pochi mesi prima dei Giochi ha inoltre vinto il bronzo mondiale a Lanzarote. Pur restando focalizzata sulla vela olimpica, Jana regata a Porto Cervo nel ruolo di tattica sul ClubSwan 28 americano Play Bigger, il suo primo incarico nella vela professionistica.

Jana sei a bordo di questa barca dal suo esordio a settembre dell'anno scorso. Sei venuta a Porto Cervo anche per altre classi?

La prima volta a Porto Cervo per me è stata proprio lo scorso anno in occasione della Rolex Swan Cup. Prima non avevo mai avuto occasione in quanto seguo gli eventi legati alle classi olimpiche i quali sono basati in luoghi con una logistica a terra differente da Porto Cervo.

Partiamo dall'inizio: sappiamo che Jana, da bambina, navigava sulla barca di famiglia, una tradizione tipicamente triestina. Che cosa ti ha portato alle regate? Navigare non necessariamente vuol dire regatare.

Diciamo che la motivazione principale è il mio spirito competitivo. Già dall’età di sei anni avrei voluto fare di più, ho dovuto aspettare l’anno successivo quando i miei, in particolar modo mio padre, mi hanno iscritto alla scuola vela per tutta l’estate. Mi sono trovata benissimo, mi piaceva la sensazione di poter spingere oltre i miei limiti, sfidando me stessa con la barca e con le condizioni meteo. Questa mentalità mi ha portata alle competizioni ed è qualcosa che tutt’ora è parte del mio approccio alla vela.

Dal 420 al 49erFX, ci racconti come sei arrivata questa classe olimpica? 

Come tutti, da bambina ho iniziato con l’Optimist, poi con il 420 c’è stato il passaggio da deriva singola al doppio, dove bisogna imparare a coordinarsi con l’altra persona. Ma essendo timoniera, anche sul 420 sono rimasta nella mia comfort zone. Con il 49er FX le cose sono andate diversamente. Ho visto questa barca per la prima volta sul Lago di Garda e mi sono innamorata, mi ha affascinato soprattutto la velocità, due persone al trapezio che planavano spinte da un grande gennaker. Ho pensato: “È lì che vorrei essere!” Ho iniziato come prodiera, ma non mi ci sono ritrovata, per questo motivo sono tornata al timone ed è stata la scelta giusta, posto che a bordo siamo un unico equipaggio.

Quando hai vinto il bronzo europeo nel 2022 e l’argento, sempre continentale nel novembre 2023, conquistando nell’occasione il pass olimpico, cosa hai provato?

Sollievo. Nella prima regata di selezione durante il Mondiale non avevamo ottenuto un bel risultato, ma sapevamo di avere ancora la possibilità di passare le selezioni. Dopo un evento andato male, ci si rimbocca le maniche e si lavora ancora di più, ed è quello che abbiamo fatto. Siamo arrivati all’Europeo con la consapevolezza del nostro valore e abbiamo conquistato il pass per le Olimpiadi di Parigi. 

Nella vela olimpica si è lavorato molto negli ultimi anni per raggiungere la parità di genere, arrivando ad avere un numero equilibrato di atlete e atleti. Come atleta olimpica, come vivi questo aspetto? E più in generale, come percepisci la questione della parità di genere nel mondo della vela che, nell’immaginario collettivo, è ancora spesso associato a uno sport prevalentemente maschile?

Sono felice che nelle classi olimpiche ci sia parità di genere anche se, al di fuori di questa realtà, le disparità esistono ancora. In alcuni ruoli fisicamente molto impegnativi è vero che un uomo può avere una forza maggiore, ma una donna adeguatamente allenata può raggiungere prestazioni simili. Nei ruoli dove conta più la tattica o l’agilità si compete alla pari a prescindere dal genere, soprattutto contano gli anni di esperienza. 

Secondo te come mai nell'attuale America's Cup e nel SailGP ci sono così tanti atleti provenienti dagli skiff, sia uomini che donne?

Le regate che vediamo oggi sono diverse da quelle di una volta, sono più veloci, su barche più performanti, esattamente come lo skiff: molto veloce, dove si prendono decisioni molto rapide e dove è necessario essere sicuri delle proprie scelte perché ogni manovra è fondamentale nell’ottimizzazione della velocità. Questa logica, molto importante sugli skiff, è la stessa che troviamo in America's Cup e SailGp, dove prendere decisioni in maniera rapida è fondamentale. 

Hai mai pensato ad un passaggio sul Nacra17 in futuro?

In realtà mi ispira molto il Kite Foil, che è molto veloce e in singolo. Mi piacerebbe la sfida di tornare su un singolo, questa volta una tavola.

Ambizioni di entrare in un team di SailGp o di America's Cup?

Sicuramente sì, però la priorità al momento sono le prossime Olimpiadi. Se riuscissi ad affiancare un progetto del genere agli allenamenti sul 49er sarebbe fantastico, anche se mi rendo conto della difficoltà.