Nella vela olimpica si è lavorato molto negli ultimi anni per raggiungere la parità di genere, arrivando ad avere un numero equilibrato di atlete e atleti. Come atleta olimpica, come vivi questo aspetto? E più in generale, come percepisci la questione della parità di genere nel mondo della vela che, nell’immaginario collettivo, è ancora spesso associato a uno sport prevalentemente maschile?
Sono felice che nelle classi olimpiche ci sia parità di genere anche se, al di fuori di questa realtà, le disparità esistono ancora. In alcuni ruoli fisicamente molto impegnativi è vero che un uomo può avere una forza maggiore, ma una donna adeguatamente allenata può raggiungere prestazioni simili. Nei ruoli dove conta più la tattica o l’agilità si compete alla pari a prescindere dal genere, soprattutto contano gli anni di esperienza.
Secondo te come mai nell'attuale America's Cup e nel SailGP ci sono così tanti atleti provenienti dagli skiff, sia uomini che donne?
Le regate che vediamo oggi sono diverse da quelle di una volta, sono più veloci, su barche più performanti, esattamente come lo skiff: molto veloce, dove si prendono decisioni molto rapide e dove è necessario essere sicuri delle proprie scelte perché ogni manovra è fondamentale nell’ottimizzazione della velocità. Questa logica, molto importante sugli skiff, è la stessa che troviamo in America's Cup e SailGp, dove prendere decisioni in maniera rapida è fondamentale.
Hai mai pensato ad un passaggio sul Nacra17 in futuro?
In realtà mi ispira molto il Kite Foil, che è molto veloce e in singolo. Mi piacerebbe la sfida di tornare su un singolo, questa volta una tavola.
Ambizioni di entrare in un team di SailGp o di America's Cup?
Sicuramente sì, però la priorità al momento sono le prossime Olimpiadi. Se riuscissi ad affiancare un progetto del genere agli allenamenti sul 49er sarebbe fantastico, anche se mi rendo conto della difficoltà.