Vis a vis con il Commodoro Michael Illbruck
- MAGAZINE - 2020 - Vis a vis con il Commodoro Michael Illbruck
Vis a vis con il Commodoro Michael Illbruck

Qual è stato il suo primo pensiero nell’istante in cui l’assemblea l’ha eletto nuovo commodoro?

Ricevere questo incarico è stato semplicemente un grandissimo onore. Ho provato un grande senso di responsabilità verso i nostri Soci e verso il Consiglio Direttivo, certamente ho sentito il dovere verso Sua Altezza l'Aga Khan, la Principessa Zahra e l'intera famiglia Aga Khan di offrire con grande umiltà il mio contributo per guidare il nostro meraviglioso yacht club nel futuro, per condurlo sulla giusta rotta e guardare lontano.

Oltre a garantire la necessaria continuità al club, quali saranno gli elementi sui quali punta maggiormente per il suo mandato?

Prima di rispondere, tengo a sottolineare l’incredibile storia dello YCCS che, grazie ai Commodori che mi hanno preceduto, è diventato un punto di riferimento a livello internazionale. Questo è doveroso riconoscerlo. Oggi siamo particolarmente interessati allo sviluppo di attività sportive che coinvolgono i Soci, e nello specifico i Soci Juniories. Il nuovo progetto Young Azzurra che abbiamo appena lanciato riflette questo approccio. Inoltre dobbiamo diventare un club ancora più accogliente e aperto agli yachtsmen.

Con grande semplicità e simpatia ha invitato i soci a fermarla per fare conoscenza diretta, vuole raccontare qualcosa in più di sé stesso attraverso il magazine YCCS?

Durante questa stagione ho avuto l’opportunità di conoscere i Soci – sia ordinari che juniores – che mi hanno accolto in maniera calorosa, ogni volta è stata per me un’occasione di arricchimento. Vengo da una cultura diversa e qui sto sperimentando il senso di unione e solidarietà che trovo speciale e unico, nell’ambiente sportivo sentirsi parte di un gruppo più ampio con stessi obiettivi e ideali viene quasi naturale, invece qui si sperimenta questa sensazione nella vita di tutti i giorni.

Come arriva alla vela e allo Yacht Club Costa Smeralda?

Arrivai la prima volta via mare. Ricordo che trasferimmo Pinta dalla costa sud della Francia fino a Porto Cervo. Fu amore a prima vista.

Ha un ricordo particolare legato a Porto Cervo, o alle regate, che desidera condividere?

Ho impressi nella memoria alcuni episodi, in particolare ricordo l’edizione della Sardina Cup del 1978 nella quale regatammo con maestrale forte e subito dopo l’Asinara Race, in condizioni di vento assente, mi colpì questa straordinaria mutevolezza metereologica. Certamente ricordo anche l’emozione della vittoria ottenuta alla Sardinia Cup del 1984 a bordo di Pinta.

Suo padre scelse il nome Pinta per le barche di famiglia, una tradizione che lei ha voluto continuare. Questo nome ha un significato particolare per voi? E perché poi proprio il colore verde?

Il nome con cui battezziamo le nostre barche ha una lunga storia alle spalle. Nasce con mio padre che fu straordinariamente incuriosito dalla storia delle tre navi di Cristoforo Colombo e si innamorò in particolare di quella di Pinta, ricordo di aver avuto 8-9 anni. La caravella più veloce della flotta, che possedeva un grande vantaggio nei confronti delle altre, con il suo comandante che, consapevole di questo valore, lo rivendicava anche nei confronti dello storico navigatore facendo valere il suo potere decisionale. Per questa ragione mio padre chiamò la sua barca Pinta e ne trasferì i valori nella nostra azienda di famiglia, come auspicio che entrambe potessero avere sempre una marcia in più che le differenziasse.

Quanto al colore, nella regione della Germania in cui sono cresciuto - e non solo lì, credo – il verde è molto diffuso e significa speranza. Ricordo che nel 1980 mio padre cambiò il colore della sua barca, dal blu passò al bianco e verde, aveva il desiderio di collegare i colori dello yacht a quelli della nostra compagnia. Ovviamente non si trattava solo del colore, ma del significato che questo aveva, i valori che rappresentava. Avendo quindi conosciuto l’imbarcazione di mio padre verde, non avrei mai potuto immaginare che questo non fosse un colore fortunato per il mondo della vela. Io sono molto superstizioso, per esempio rispetto la tradizione che vuole che i nomi delle barche finiscano con la A, sono un velista che non sfida la scaramanzia. Solo nel caso del colore verde, ho messo da parte la superstizione.

In occasione del 50° Anniversario dello YCCS, la Principessa Zahra ha indicato nella tutela del mare uno dei principali obiettivi del Club. Che programmi avete in mente di sviluppare assieme al Board?

Lo YCCS continuerà a promuovere le attività per la salvaguardia del mare come i Clean Beach Day, i momenti di sensibilizzazione attraverso i 10 consigli per i velisti e la Charta Smeralda, emanata da OOF, in cui sono contenuti i principi da seguire per un comportamento virtuoso. Non si tratta infatti di una brochure ma un vero e proprio atteggiamento da assumere. Per uno yacht club promuovere la salvaguardia del mare è un’azione spontanea e naturale.

Torniamo allo sport e ai giovani: il Covid-19 ha causato la cancellazione della Youth America's Cup il prossimo marzo ad Auckland. Come proseguirà ora questa iniziativa? 

Siamo molto dispiaciuti di questa notizia, tuttavia abbiamo lanciato Young Azzurra con la certezza che il foiling sarà una parte importante del futuro della vela in generale e anche del nostro futuro. Questa nuova tecnologia velica ci vede impegnati sia sul circuito Persico 69F che con il team Young Azzurra. La Youth America’s Cup è posticipata e ci auguriamo che si possa svolgere da qualche parte entro la fine del prossimo anno, ma il nostro obiettivo primario resta quello di offrire opportunità concrete ai giovani velisti di talento che potranno così contribuire allo sviluppo di questo tipo di vela ad alte prestazioni. Continueremo con il programma sportivo di Young Azzurra e siamo lieti di ospitare anche il nostro primo evento foiling, qui a Porto Cervo, a novembre.

L'abbiamo vista assieme ai ragazzi in una uscita di allenamento al timone del Persico 69F. Il foiling è per tutti? Vorrà regatare anche su questo one design?

Un’esperienza davvero adrenalinica! Il mio approccio al timone è stato di grande rispetto e attenzione per questa barca ad alte prestazioni, ma si impara subito, ha un comportamento intuitivo, facile da condurre in volo.  Devi essere in forma per navigare su queste barche e sinora non mi ero mai approcciato al foiling, ma il 69F offre anche agli armatori comuni la possibilità di sperimentare questo tipo di vela in modo sicuro.

In chiusura, desidera aggiungere qualcosa a questa prima, breve, intervista?

Vorrei concludere ricordando a tutti gli eccellenti risultati e le vittorie della nostra flagship, Azzurra nel corso di tanti anni nel circuito 52 Super Series, che è il massimo per le regate di barche a chiglia. È difficile avere così tanto successo in quella classe. La famiglia Roemmers e l’intero team Azzurra hanno sempre tenuto alto il nostro guidone. Sono certo che tutti noi continueremo a supportare Azzurra e la famiglia Roemmers.